#Depersonalizzazione
Le cose belle sono belle per via dell’attesa.
Io mi faccio attendere; Quindi io sono una cosa bella.
Ma soprattutto sono una cosa.
#beromantic
È domenica. Una calda, torrida, infernale, domenica.
Fermamente convinte partiamo alla scoperta dei parchi nella city.
A quanto pare è la prassi qui, siamo sul pezzo.
La nostra esplorazione parte da Roma Street che ospita un mega parco; già alle 10 del mattino c’è gente che griglia. Cosa a cui, vivendo con due ragazzi brasiliani, mi sto abituando.
Pollo e bestiame non meglio definito cucinato a qualsiasi ora del mattino e della notte, e a pranzo pane e marmellata. (Aldo docet)
Vivo con la costante presenza dell’ Eau de Pollo crudo, me lo sento addosso, lo sento ovunque, mi perseguita; da anni ormai il pollo è un incubo quotidiano.
Nella mia modestia mi sento di paragonarmi a Prometeo, condannato a riviere ogni giorno la sua pena, che si ripete in eterno; alla stregua ogni giorno mi tocca convivere con l’odore di pollo crudo, vederne i brandelli in ogni dove, contaminazione ovunque e in più a fare da spettatore la sua infame prole, quelle maledette uova in ogni angolo, piccole sudicie, ricoperte di cacca, piume e salmonella. Uova, tonnellate di uova ad ogni ora.
Il parco si presenta come un enorme distesa di erba super verde, super curata, inutile dire che sembra finta.
Questo manto erboso è abbracciato da enormi alberi e arbusti, di mille specie diversi, taluni in fiore. È una spettacolo mozzafiato. C’è anche una mini cascata ricostruita, e mille postazioni per il barbecue. Davvero, davvero molto suggestivo.
Ma bando ai romanticismi, è ora di andare! Ci dirigiamo verso la stazione più vicina.
Utilizzare i mezzi di trasporto è un terno al lotto. Mi duole dirlo ma quasi rimpiango la metro di Milano.
Non si capisce da dove parte e cosa parte, treno bus, ferry.
Non si capisce dove si deve obliterare, ne quanto costa.
Insomma non è a misura di italiano medio.
Infatti facciamo tre fermate nella direzione sbagliata.
Decidiamo di mollare il colpo ed affidarci all’unico mezzo che non ci abbandonerà mai (forse), le nostre gambe. Ma prima, un primario bisogno impellente, ci costringe a fermarci al Coles più “vicino”, 2km dalla stazione.
Da qui solo 3km ci separano dalla nostra Meta, l’orto botanico. Dopo una breve Siesta, decidiamo di seguire l’impavido Google maps che ci fa prendere una simil autostrada, a piedi.
E stata una fantastica avventura, da cui sono grata di essere uscita viva. Non per altro, ma per aver scampato il pericolo di essere seppellita in un cimitero australiano.
Infatti l’autostrada è costeggiata da un enorme immenso, triste, trascurato, malconcio cimitero.
Ebbene gli australiani sono molto attenti a celebrarti mentre sei in vita, ma augurati di non morire in Australia, perché rimarrai abbandonato a te stesso, in balia della tua non esistenza.
Ci sta.
Coerenza. In Italia abbiamo dei bei cimiteri, curati, poi quando sei in vita chittesincula. Che va di pari passo con il fatto che abbiamo case tirate a lucido (che si sa mai se arriva qualcuno poi cosa pensa…), però coltiviamo l’hobby del lancio del pattume dal finestrino.
Questione di priorità.
…mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano
Frankie HI-NRG MC – Quelli Che Benpensano
Altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano…
L’orto botanico è una figata
È diviso per aree tematiche e ospita diverse specie di piante. Enormi e imponenti alberi e tanti fiorellini pelosi. Abbiamo giusto il tempo di rilassarci pochi minuti sotto un albero, con cartello che annuncia “pericolo scagazzata in testa, presenza piccoli pennuti cicciottosi”. Beh non hanno tutti i torti, casa loro se non sei ben accetto ti cagano in testa. Sono australiani, frega un cazzo di cosa pensano gli altri uccelli.
Ma è ora, dobbiamo andare! Prossima meta è Mount Coot-tha Lookout, e Ringraziando la buona sorte riusciamo a prendere il bus, l’ultimo bus. Altrimenti sarebbero stati 3km di arrampicata libera su parete verticale.
La vista é mozzafiato.
C’è una terrazza di terrapieno dove le persone possono rilassarsi per godere della vista del centro di Brisbane.
I bambini scorazzano a piedi nudi ovunque. C’è pace. Non sento minacce di madri stanche, nessuno le prenderà oggi.
Un padre osserva con il sorriso i figli saltare su e giù da quello che definirei un pericolosissimo muretto.
E io osservo e mi piace quello che vedo.
Osservo, commento e accantono in un angolo del piccolo cervellino. Accantono in status latente… Lui continua a lavorare, a togliermi secondi di sonno.
ll giorno dopo mi trovo a chiacchierare di questo avvenimento con il mio coinquilino, abbiamo lo stesso livello, “limite di sopravvivenza”, di inglese (devo ammettere che lui sta facendo passi da gigante, mentre io sto coltivando le mie doti da mimo). Non ho la certezza che stessimo parlando della stessa cosa, ma la sua diversa interpretazione mi riporta alla mente un post di Instagram visto il giorno stesso, durante una seduta nel mio restroom.
E’ uno spiraglio di luce nel buio della mia torbida mente.
Penso che riassuma il mio pensiero al meglio.

Ed ora prendo consapevolezza di molte cose…realizzo dove sono.
Buona nuova vita Alice.

Questa foto la definirei tremenda, causa soggetto.
Mi piace perché mi rappresenta.
Rappresenta il mio modo di affrontare la vita.
Io e i miei fardelli che mi danno conforto. Sono ingombranti e pesanti.
Soffro di vertigini e ho grossi problemi di equilibrio (non solo mentale), per me ogni passo è ben cauto e necessito di sostegno. Ogni tanto barcollo e non sono sicura.
Sono improbabile.
Non arriverò mai prima, non sarò la migliore ne la più bella, ma ogni piccolo passo tremolante è per me un enorme traguardo.
Dall’esterno mi accorgo che è tutto in discesa…
PH. Dennis
Le scrivo alle quattro e mezzo,
Guè Pequeno – Fuori Orario
Un messaggio in inglese grezzo
Tipe latino, russe qua zero inglese corretto
La testa che non ragiona la City che mi imprigiona
La sensazione malinconia tentazione che non va via
La redenzione che cerco anche senza essere cristiano
Forse dobbiamo pentirci di quello che non facciamo
