#esseridisumani

#esseridisumani

9 April 2019 0 By alyxia

Nel 2016, durante il memorabile on the road in California, giunti a San Diego veniamo a conoscenza dell’esistenza  di un mega zoo, uno dei più grandi del mondo.
L’indecisione è molta, a renderci titubanti è costo del ticket di ingresso. Facciamo una follia e decidiamo di visitarlo.
Raggiunto lo zoo ho ancora quel malessere e quell’indecisione addosso. Chi mi conosce sa delle mia peculiarità di avere le mani bucate, di certo a tormentarmi non erano gli 80,00$ spesi. Ma ancora non mi era chiaro, non è stato così immediato.
Forse il ricordo era troppo lontano e sfocato per poter collegare.
Il parco è immenso, forse anche oltre le aspettative. Ospita qualsiasi specie, dal panda in via d’estinzione in overdose, alla renna disidratata, passando per l’orso polare giungendo al leone; Forse l’unico a suo agio con la temperatura da forno crematorio. 
Specie, più o meno, feroci provenienti da ogni angolo del pianeta. 
Non so se fosse per i 50 gradi o per il fatto che fossero sedati, ma più che in un zoo sembrava di stare in museo di caccia; animali, più impagliati che vivi, che si trascinavano boccheggiando, elemosinando ossigeno fino all’ultimo rantolo, torturati dall’ignoranza di chi si vanta di avere il pollice opponibile. 
Il malessere era alle stelle, non dissi nulla. Pensai aly tienitelo per te, non fare la solita animalistafilovegancomunista, con le scarpe di plastica e il piede cotto a bassa tempatatura, conservato umido 365 giorni  l’anno.
Rimasi fedele a me stessa, tenendo un profilo basso e rimanendo in silenzio. 
Incredibile, infatti durò poco. 
Bastò un solo commento, “che tristezza” per far eruttare il mio pensiero, dal mio personale punto di vista più che condivisibile. 

Anni fa ebbi la stessa sensazione al parco delle cornelle. Ho amato quel posto, forse più per i bei ricordi infantili a cui mi rimandava. 
Era un evento ritornarci ogni anno, fino a quando ho realizzato quali fossero le reali condizioni di vita degli animali ospiti. Avevo fatto amicizia anche con il Cacatua ingabbiato vicino all’ingresso, fu durissima andarsene senza portarlo con me.
L’avrei volentieri adottato, ma mi domandai se sarebbe stata la scelta Giusta; avrei saputo renderlo felice? Donargli un’esistenza dignitosa? La risposta è no. Non ne sarei stata in grado.
Promisi a me stessa che non sarei mai più andata in uno zoo.
Ma la memoria è corta, odio ripetermi, e si dimentica.
E così a San Diego non mi sfioró nemmeno il ricordo di quel giorno in cui, imprudentemente, infila le mani nella gabbia del cacatua e venni ripagata con un sacco di “bacini”.

 

…Ed è solo amore se amore sai dare
Puoi non ascoltare ma non puoi cancellare…


A denti stretti, essere o sembrare

Solo Amore – Colle der Fomento

Promisi, nuovamente, a me stessa che non avrei mai più messo piede in uno zoo.

Sarà il nome, Lone Pine koala Sanctuary, ad avermi tratto in inganno, o probabilmente la demenza senile, ma ci sono ricascata di nuovo. 
Questa volta peggio.
Anni di auto training per diventare arida, insensibile, hanno dato i loro meravigliosi sterili frutti. 
Questa volta ho preso consapevolezza sul bus del ritorno e ho confutato il pensiero solo osservando le foto.
Premetto che si parla di un parco immenso, decisamente più wild di quelli visti in precedenza.

Ad accoglierci all’ingresso molteplici specie di cacatua.

Non amo i pennuti ma credo di avere un debole per i cacatua. Li trovo dolci e affettuosi.
Molto più degli uomini. 
Dopo una serie di civette, gufi e pennuttaggio, incontriamo il diavolo della Tasmania, che però è ben nascosto e non è intenzionato a farsi vedere; fa bene cazzo, boicotta il sistema! Sciopero dei diavoli della Tasmania! 

Due passi avanti e…tadam primo, dei numerosi, stand dei koala. 
Giriamo ed apprendiamo caratteristiche varie sulla vita di questo meraviglioso essere; anche lui come me ama mangiare fogliame. Siamo già in sintonia. Percepisco lo smadonnamento di queste creature mentre  vengono svegliate durante il loro sonno beato; è ora! Il primo gregge di turisti ha già fatto il proprio ingresso, due foglie di eucalipto e via al lavoro, pronti per essere fotografati e tormentati tutto il giorno. 
Percorriamo questa ricca “giungla” di colori e profumi, che stimolano e allietano la lunga catena di amminoacidi dei miei recettori degli odori. Al centro del parco è situato un tendone dove è possibile fare la foto con il koala. 
Essendo l’alba, la fila è umanamente accettabile, quindi decidiamo di tentarla. 
Il koala è aggrappato ad una ragazza che lo sostiene, mentre altre due lo imboccano con foglie di eucalipto. Dopo averlo fatto mangiare come se non ci fosse un domani, giunge il nostro turno…dobbiamo però attendere perché il koala deve essere sostituto perché ha fame(?!?!?). Resto allibita e dentro di me penso: altro che koala Park questi sono produttori clandestini di foie Gras di koala. 
Facciamo la foto e non so chi dei due stia peggio se io o il koala. 
Sarà la per la temperatura o per la memoria, che pian piano andava riaffiorando, ma il malessere iniziava ad insediarsi. 
Ma non c’è tempo per pensare. 
Procediamo e di fianco alla mia attrazione preferita, i restrooms, c’è un enorme recinto: i kangaroo 😍
Siiiii è dall’asilo che sogno di saltellare con i canguri, di percorrere al loro fianco aride steppe! 
E rimarrà un sogno. 
I canguri giacevano privi di forze lungo il perimetro del recinto. Mi ricordavano me un lontano ferragosto in quel di Otranto; il campeggio intorno noi era in fermento, gente che cantava, chi saltava, tutti ubriachi allegri.
35 gradi percepiti 295. 
Noi sdraiati su un materasso bucato, in pineta, boccheggiavamo sudati, inermi senza nemmeno la forza per pensare di bere una birra; subivamo i postumi di una settimana borderline. 
Così i kangooro subiscono un quotidiano ferragosto di emicranie, selfie non richiesti, bambini che ti imboccano con trucioli di simil-crusca/pellet (davvero atroci, li mangio anche io a colazione) e gente che ti accarezza; vorrebbero solo dormire, son solo troppo deboli per sfanculizzarci tutti. 
Con gli artigli che hanno potrebbero sfigurarci tutti, e dovrebbero. #dallapartedeicanguri 
Se non altro noi avevamo scelto il nostro destino, in maniera piu o meno consapevole, loro no. 
Nella parte più esterna dell’immenso recinto, in cui è possibile incontrare anche degli amabili struzzi è situato un altro mini-recinto. Al suo interno ci sono tantissimissimi canguri che dormono. Il cartello cita “kangaroo rest areas. Kangaroo are dreaming”. 
Primo pensiero: “ohhh che cosa carinaaaa i canguri che sognanooooo” 
Due secondo dopo: “chissà cosa sognano i canguri?!?” 
Tre secondi dopo: “che vita di merda, sarebbe stato meglio nascere zanzara. Fastidiosa per gli umani e libera. Meglio un giorno da zanzare che 22 anni di canguro” 
Quattro secondi dopo: “mmm ma è questa la vita che sognavo?!? Ho una gabbia enorme che simula il mio habitat, in cui vivere, un pasto caldo e un lavoro sicuro, ma sono davvero felice?!? Non sono mai solo e tutti sono allegri, ma saranno davvero così tanto amici?!? Ogni tanto sorrido e sembrano contenti, ma sono stanco e tengo a stento gli occhi aperti, spero basti per farli smettere. Qual’é il prezzo della libertà?!? 
#esseridisumani

Questo è il momento in cui mi sento merda nel profondo e mi si stringe lo stomaco, non riesco a vedere il positivo di questa avventura, sono sorrisi amari.
Non siamo padroni della nostra esistenza e crediamo di poter decidere quella di altri esseri viventi. Siamo di contorno e di passaggio, minuscoli in un’infinità non controllabile; attendo con ansia il giorno in cui la natura ci mostrerà il conto da pagare. 

 

Dirò soltanto che sul più bello 
Dello spiacevole e cupo dramma 
Piangeva il giudice come un vitello 
Negli intervalli gridava mamma
Gridava mamma come quel tale 
Cui il giorno prima come ad un pollo 
Con una sentenza un po’ originale 
Aveva fatto tagliare il collo
Attenti al gorilla

Il gorilla – Fabrizio De André

Forse sono troppo pesante in queste cose, e nella vita in generale. Qualcuno sostiene che penso troppo, ed è la probabile causa delle mie occhiaie. Nonostante i numerosi tentativi, non riesco a rimanere indifferente a ciò che mi circonda, farmi domande e cercare risposte è da sempre il mio hobby  preferito.