This is wonderland
The sun hits my skin on this scorching day that feels more like summer than winter.
A gentle breeze moves my palm tree, its leaves reflecting golden light.
I close my eyes and let the air caress me.
Meanwhile, the scent of jasmine comes to mind home, bottled in a perfume.
To my right, on the small table beside a nearly melted candle, rests my iced matcha latte.
Between my hands, the book I’m about to begin.
Its cover draws me in; I pause to study each detail.
There’s a slight imperfection I hadn’t noticed before it unsettles me, just a little.
Still, I find myself turning it over and over.
The scent of the pages reaches me slowly.
Because I don’t want to damage the cover, I open it with care the very cover that made me stop outside that second-hand bookshop.
This is already a precious object, one whose many facets I’ve glimpsed before.
Reading and paraphrasing books has always been something I love—perhaps because of those old elementary school report sheets.
This one tells the story of Alice, Alice in Wonderland.
I love rereading books I’ve already read, because I know the story and can linger on the details I once missed.
In fact, it’s often those familiar lines that surprise me the most.
And there it is, on page 25, a number close to my heart, when Alice falls down the rabbit hole.
She enters a long, endless tunnel, wondering if she’s falling through the Earth.
As a curious child, she asks herself question after question, imagining a world where people walk upside down.
Then, a peculiar question echoes in her mind:
“Please, ma’am, is this New Zealand or Australia?”
Welcome to Wonderland, Alice.
_________________________________________________________________________________________
Il sole mi batte addosso in questa caldissima giornata che più che invernale sembra estiva.
La mia palma si muove sinuosa, le sue foglie riflettono luce dorata.
Chiudo gli occhi e mi faccio accarezzare dalla brezza.
Mi immagino il profumo del gelsomino che sa di casa.
Alla mia destra, sul piccolo tavolino vicino ad una candela ormai quasi tutta sciolta, poggi il mio iced matcha latte.
Prendo tra le mani il libro che sto per iniziare. Lo guardo. Scruto minuziosamente la copertina, ed ogni dettaglio.
Lo avvicino al mio volto per osservare al meglio ogni piccola imperfezione, che un po mi turba.
Lo giro e o rigiro tra le mani. Ne assumo le pagine.
Lo apro, con estrema attenzione perché non voglio rovinare la copertina: la stessa copertina che ha fatto si che mi fermassi ed entrassi nello shop second hand per compralo.
Questo e un libro a me caro, di cui ho visto le mille sfaccettature. Mi piace leggere libri e parafrasarli, credo sia merito delle schede del libro delle elementari.
Questa e la storia di Alice, alice nel paese delle meraviglie.
Mi piace leggere libri che ho già letto, perché conosco la storia e posso soffermarmi sui dettagli, i piccoli dettagli che non mi ricordavo.
Ed e a pagina 25, un numero a me caro, che alice cade nella tana del coniglio.
Cade in questo lungo, interminabile tunnel che sembra non avere fine.
Da bambina curiosa, non può far altro che farsi mille domande fino che pensa che stara raggiungendo il centro della terra. Ma il viaggio continua e alice continua ad andare più in basso e allora si chiede se sta passando attraverso la terra, e come possa essere divertente se dovesse arrivare della parte dove le persone cambiano a testa in giu. Ma una domanda le rimbomba nella testa, ‘ dovrò chiedere a questi abitanti quale e il nome del posto dove sono arrivata. Mi scusi signora, e questa la Nuova Zelanda o laustralia?’
Benvenuta in wonderland, Alice.
