Why I always need to know?

The constant pursuit of perfection, of the glossy illusion that surrounds us and that is cleverly sold to us as reality wears us down.

The endless comparison with the lives of others consumes us.

Asking ourselves, “Why always me?” and envying something that is only seemingly perfect.

I could sum up my life by saying I’ve never walked a straight path.

Nothing has ever been linear, not even the most obvious things.

This has made me suffer deeply, but at times it has brought me joy too.

In the darkest moments, I’ve found myself wondering why everything seems so easy for others, and always the opposite for me.

I lost focus on everything.

I’ve always loved asking questions of others, of myself. Going beyond appearances, exploring the human soul and humanity without judgment.

Back then, I was obsessed with the “poètes maudits” and their deep dive into the shadows of the human condition, into the unknown, into the margins of society.

This compulsive tendency to analyze is sometimes a curse.

I never fully live in the moment. I pause at the slightest change in tone, at a gesture and that’s all it takes to spark an analysis, often with multiple theories, until I land on one that gives me peace.

I do this constantly. With everything.

Sometimes I complain about how steep and uneven my path is  forgetting the privilege of having a path to walk on at all.

I take for granted that I have shoes to walk it, clothes that are suitable, and the knowledge to navigate it.

I have the privilege of being able to complain about what I take for granted  things that, for 80% of the world’s population, are just a dream.

I’ve worked hard for what I have nothing was handed to me  but where you start from matters.

Not all of us are born with the same opportunities.

And if today I feel lost, unsure of where my life is heading, I can afford to feel this way.

In a historical moment where a genocide is taking place, that is no small thing.

I believe these reflections come from the fortune I’ve had in meeting people from different walks of life.

The privilege of growing up with my grandparents, whose generational views were far from mine.

I often get lost trying to understand, to analyze the behaviors and words of others.

I try to see what lies beyond the surface.

I don’t really know why I do it.

Perhaps as if giving meaning to a painful behavior might make it less painful.

It doesn’t. But it brings me a bit of peace.

It answers my favorite question: “Why?”

Why, Alice, can’t you find peace?

_________________________________________________________________________________________

La continua rincorsa alla perfezione, alla patina di ciò che ci circonda e che sapientemente ci viene venduta come realtà, ci logora dentro.

Il costante confronto con la vita altrui ci consuma.

Il chiedersi “perché tutte a me?” e invidiare qualcosa che solo in apparenza è perfetto.

Potrei riassumere la mia esistenza dicendo che non ho mai seguito una strada dritta: nulla è mai stato lineare, nemmeno le cose più scontate. Questo mi ha fatto soffrire molto, ma talvolta mi ha anche regalato gioie.

Nei momenti più bui mi sono ritrovata a chiedermi perché per gli altri sembrasse tutto così semplice, mentre per me sempre l’opposto.

Ho perso il focus su tutto.

Ho sempre amato domandare e domandarmi, andare oltre, indagare l’animo umano e l’umanità senza pregiudizi. Ai tempi ero ossessionata dai poeti maledetti e dalla loro “indagine” dell’anima, soprattutto nei momenti più oscuri. Cercavano l’ignoto, esploravano i margini della società.

Questa mia compulsione all’analisi è talvolta una condanna.

Non vivo mai il momento: mi fermo su una parola detta con un tono diverso, su un gesto e da lì parte un’analisi, a volte con teorie multiple, fino a raggiungere quella che dà pace. Lo faccio sempre, con tutto.

A volte mi lamento del mio sentiero insidioso, dimenticando il privilegio di avere comunque un sentiero su cui camminare. Do per scontato di avere scarpe per percorrerlo, vestiti adatti e la conoscenza necessaria.

Ho il privilegio di potermi lamentare di ciò che per me è scontato, ma che per l’80% della popolazione mondiale resta un sogno.

Ho faticato per ottenere quello che ho e nessuno mi ha mai regalato nulla ma il punto di partenza conta, eccome. Non tutti nasciamo con le stesse opportunità.

E se oggi mi sento persa, e non so bene che piega stia prendendo la mia vita, posso permettermi di esserlo.

In un momento storico in cui c’è un genocidio in atto, non è qualcosa da dare per scontato.

Credo che questi pensieri nascano dal fatto che ho avuto la fortuna di incontrare persone con background molto diversi dal mio.

La fortuna di crescere con i miei nonni, portatori di punti di vista generazionali lontani dai miei.

Spesso mi perdo nel cercare di capire, analizzare comportamenti e parole altrui. Cerco di andare oltre le apparenze.

Non so perché lo faccio.

Forse come se dare un senso a un comportamento spiacevole lo rendesse meno spiacevole.

Non è così, ma mi dà un po’ di pace.

Risponde alla mia domanda preferita: “perché?”

Perché, Alice, non riesci a stare tranquilla?